Da quanti anni la lunghezza del processo in Italia è un problema di tale dimensioni da rendere la certezza della pena un miraggio? Chi oggi ha la sfortuna di incappare nelle maglie della legge e di subire un processo rischia di subire un calvario lunghissimo che si configura come una pena accessoria non prevista. La vera disgrazia a volte non è essere condannati, ma subire un processo infinito. Anche e soprattutto se si viene poi dichiarati innocenti. E’ logico che, in uno stato di diritto che voglia definirsi tale, il processo deve avere dei tempi certi e contenuti. Non si può mettere sotto sequestro la vita di un cittadino per dieci anni, in attesa di un giudizio che tarda ad arrivare.
Su questo siamo d’accordo tutti.
Per questo andrebbero investite risorse per rimpolpare gli organici. Bisognerebbe fornire alle cancellerie gli strumenti per farle funzionare. Si potrebbero informatizzare i procedimenti eliminando tonnellate di fotocopie, che ne so. Soprattutto bisognerebbe riformare le procedure, magari accorpando il terzo grado fatto dalla cassazione col secondo. Non sono un esperto ma mi pare che solo noi in Italia ci perdiamo in queste procedure ipergarantiste. Forse mi sbaglio. Quello di cui invece sono certo è che la lunghezza della macchina processuale italiana rappresenta un problema che si perde nella notte dei tempi e che per quanto sia urgente risolverlo, è un problema a cui va trovata una soluzione efficiente, efficace e condivisa.
Invece ci sbattono addosso all’improvviso questa roba qua.
Ovvero, visto che l’obiettivo non è dare una giustizia più rapida agli italiani, ma dare l’impunità a un italiano solamente e, visto che i vari tentativi cozzano immancabilmente contro gli argini costituzionali eretti dai padri fondatori, ecco la porcata maxima: non processare nessuno per non processarne uno!
Fonte: Terrorpilots
Photo by Copiaincolla
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